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a cura di FIORENZO MARSELLA 
Direttore Centro Ortofrutticolo Mediterraneo di Fasano (BR)

Nel ripensare alla funzione dei mercati ortofrutticoli del Sud, non si può non tener conto della loro storia, la loro creazione e organizzazione in sostituzione degli antichi mercati tenuti nella piazze delle grandi città o nei piccoli borghi.
La loro funzione di mercati di promozione dei prodotti locali, negli ultiminni, è stata appannata sia dalla concorrenza della GDO sia dalla trasformazione dei grossi Centri Agro Alimentari in mercati di distribuzione. 


Dopo la novità portata dalla globalizzazione e l’idea del mercato unico con prodotti distribuiti dai grandi gruppi mondiali che per ragioni commerciali hanno puntato sulla omologazione dei prodotti e della loro distribuzione, paradossalmente si è tornati a rivalutare il prodotto locale particolare. 
Tale globalizzazione ha costi occulti che andrebbero addebitati a chi li genera e trae profitto (inquinamento, uso delle strade, energia fossile, incidenti stradali, tempo perso a causa della congestione delle strade, ma soprattutto delocalizzazione delle produzioni con sfruttamento al ribasso dei fattori produttivi).
Una nuova coscienza economica, da cui non si può prescindere per organizzare il nostro futuro, porta a scegliere prodotti locali e ciò significa ridurre l’inquinamento, il consumo di energia ed il traffico per il trasporto della merce. Ecco quindi recuperata la funzione dei mercati agro alimentari locali che consentono un rapporto diretto con la produzione.
Conoscendo il comportamento del produttore ed i metodi di lavoro, ci garantiscono la storia del prodotto che consumiamo ed il rapporto verso di esso e questo rappresenta il valore aggiunto per i nostri prodotti che hanno subito negli ultimi 10 anni la concorrenza spietata di paesi esteri con basso costo di produzione (nord africa per esempio) o con reti di distribuzione più avanzate.
Non andrebbe trascurata inoltre la possibilità di garantire alla piccola produzione un minimo di redditività che consenta ai contadini di occuparsi della loro insostituibile funzione collaterale alla loro attività, la cura dei loro terreni e in generale del territorio.
È evidente che in presenza intensiva di piccoli produzioni il territorio beneficia di una costante manutenzione e gestione che rende meno probabili i disastri che il territorio subisce per effetto dei cambiamenti climatici che da qualche anno incidono rovinosamente su tutto il territorio nazionale. 
Si tratta di creare sistemi territoriali in grado di connettere le eccellenze locali per creare nuove opportunità di business per i singoli e il sistema stesso, e questa è senza dubbio la mission per il futuro dei mercati agro alimentari del Sud.
Dunque strategicamente possiamo dire che per divenire protagonisti di un sistema unico e sostenibile da tutti i punti di vista occorre la promozione del territorio e delle sue eccellenze, connettendo storia e tradizione del territorio con modalità e strumenti del presente, e con una visione unicamente “green” nel rispetto della natura, del territorio e delle popolazioni. Inoltre occorre creare le occasioni migliori per formare tutti gli attori sulle conoscenze, gli strumenti e le relazioni per sviluppare ed evolvere il proprio vivere ed il proprio business in un coerente sistema ispirato dal vivere sano e vivere bene (green life).
È necessaria una rete che stimoli e favorisca i sistemi locali e li connetta in un sistema nazionale che sappia dialogare con i mercati internazionali.
Valorizzare il territorio pianificando sistemi che tengano conto della necessità di ridistribuire le risorse del pianeta evitando di distruggerlo in quanto inevitabilmente la sfida del futuro sarà la gestione del sovrappopolamento del pianeta che solo negli ultimi 150 anni è passato da una popolazione di qualche centinaio di milioni di abitanti a circa 6 miliardi di oggi.
Per comprendere il valore strategico dei mercati del Sud ed in particolare del Mediterraneo bisogna analizzare il suo peso specifico nel trasporto delle merci.Il nostro Centro Ortofrutticolo Mediterraneo di Fasano potrebbe diventare fulcro di una logistica futura se tiene presente alcuni parametri.
Ad esempio l’evoluzione dell’economia mondiale ha determinato negli ultimi anni un notevole incremento degli scambi internazionali via mare.
Il trasporto di merci su scala globale è oggi assorbito per l’80% dalla modalità marittima che si muove su tre principali rotte: transatlantica (Europa, Nord America Orientale) transindiana (Asia – Europa, Mar Rosso – Mediterraneo – Mare del Nord) transpacifica (Asia – Nord America).
Negli ultimi 10 anni con la forte delocalizzazione dei centri produttivi verso l’area dell’estremo Oriente – Pacifico, il Mediterraneo ha assunto un ruolo di crescente centralità nelle strategie delle compagnie di trasporto marittimo (liner shipping conpanies) , che lo considerano un corridoio fondamentale per raggiungere velocemente i mercati di destinazione delle merci imbarcate.
Fino agli anni 90 il sistema portuale Mediterraneo era centrato sul traffico regionale, di breve raggio, e sui servizi secondari. L’affermarsi del sistema hub and spoke, con l’incremento degli scambi tra Europa ed estremo Oriente e tra Europa e America, ne ha modificato il ruolo per collocazione strategica e proprietà peculiari dei mercati che lo circondano, il Mediterraneo è divenuto un bacino cruciale per il rapporto tra mercati di lungo raggio.
Purtroppo si andrebbe a cozzare con le compagnie cinesi che in questi anni hanno aggredito il Mediterraneo in cerca di posizioni da acquisire sul mercato, ingrandendo vertiginosamente il loro business.
Comunque tutto il sistema portuale del Mediterraneo, specialmente nella facciata Sud è un grande cantiere e andrebbero progettati investimenti statali o sollecitazioni a grandi gruppi privati, naturalmente questi progetti hanno delle gerarchie : si sviluppano alcune aree e determinate attività mentre se ne trascurano altre. Infatti grazie ai soldi del petrolio provenienti da Dubai e dai paesi del Golfo, ma anche ai finanziamenti Europei e Indiani, la costa del Mediterraneo è seconda solo alla Cina quanto a investimenti esteri.
Recuperare quindi il terreno di gestione manageriale perduto non sarà facile.
Occorre una politica che migliori la capacità competitiva del settore ortofrutticolo dei mercati del Sud intervenendo sul fronte nazionale e creare una importante opportunità affinché sia messo in condizione di raggiungere quegli obbiettivi di competitività e di orientamento al mercato auspicati dal regolamento comunitario e rispetto ai quali si gioca il futuro dei Centro Agroalimentari. Ma va anche colto il momento per stabilire finalmente un percorso coerente di sviluppo dell’ortofrutta italiana e per prevenire un equilibrio dei rapporti con gli altri soggetti della filiera attraverso strumenti validi di cui il settore è già dotato.