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a cura del Prof. Avv. Daniele Senzani - Università di Bologna

L’interesse pubblico come principio di organizzazione dei mercati agroalimentari all’ingrosso di terza generazione.I mercati agroalimentari sono luoghi circoscritti in corrispondenza dei quali l’ordinamento consente di provvedere, secondo criteri pubblicistici, alla gestione unitaria delle operazioni di acquisto e di vendita all’ingrosso di prodotti agro-alimentari da parte di privati. Si tratta di un modulo organizzativo al quale il nostro ordinamento ricorre piuttosto frequentemente quando intende soddisfare finalità di interesse generale mediante la (libera) attività economica privata. Gli esempi sono molteplici e non è questa la sede per menzionarli adeguatamente, tuttavia, basti ricordare le ragioni che conducono all’organizzazione pubblicistica delle borse valori.

 

Per quanto riguarda i mercati agroalimentari si tratta di una scelta che il legislatore ha operato oramai da molto tempo ma che - pur con molte differenze rispetto al passato e, forse, anche con qualche tensione - appare oggi ancora attualissima. Anzi, si tratta di una scelta che probabilmente deve essere rivalutata e resa più aderente alla complessità delle attuali dinamiche di mercato, in modo da farne emergere tutte le sue potenzialità.

Certamente l’esistenza di numerose strutture di distribuzione che intervengono nella filiera agroalimentare come espressione di interessi di natura privata è un dato evidente. Non si tratta, dunque, di mettere in discussione il ruolo di tali strutture che, anzi, spesso operano come importanti centri di distribuzione e logistica. Tutt’altro. Si tratta semmai di evidenziare come l’istituzione di un mercato agroalimentare secondo moduli organizzativi pubblicistici sia una risposta alla necessità di soddisfare precise finalità, che continuano a sussistere anche nell’attuale contesto economico.
Basti pensare alla figura del direttore di mercato, senz’altro profondamente connessa con l’assunzione di moduli organizzativi che rispondono ad esigenze di interesse generale. Si tratta forse di una figura anch’essa da riconsiderare rispetto la complessità dell’attuale sistema di mercato, evolutosi in una direzione che il legislatore di allora non poteva certo prevedere ma che, ancora oggi, si presenta in tutta la sua necessità.
Anzi, semmai si tratta di una figura che presenta interessanti spunti di riflessione quando viene comparata con altre affini, presenti in ambiti diversi, alle quali però l’ordinamento, quando non anche l’opinione pubblica, spesso attribuisce lo svolgimento di un preciso ruolo di garanzia.

Certamente un sistema di mercato nel quale si svolgono transazioni che incidono sulla distribuzione dei prodotti agroalimentari spesso manifesta la necessità di figure che si pongano a garanzia non solo formale del rispetto delle norme, ad esempio sotto il profilo igienico-sanitario, dell’idoneità soggettiva degli operatori di mercato - che, va ricordato, spesso sono concessionari di aree di proprietà, direttamente o indirettamente, pubblica - e, ulteriore questione di non poco momento, delle trasparenza delle modalità di formazione dei prezzi.Dunque i mercati agroalimentari assumono rilievo proprio perché si tratta di luoghi nei quali gli scambi, seppur tra soggetti privati, sono regolati al fine di assicurare un complesso sistema di garanzie che altrimenti diverrebbe assai arduo salvaguardare. Basti pensare ai vantaggi, in termini di efficacia e di efficienza, che la concentrazione degli scambi permette di conseguire con riferimento ai controlli igienico-sanitari. Attività che, diversamente, le autorità competenti devono garantire utilizzando risorse sempre più scarse a fronte di una filiera commerciale sempre più articolata e complessa. Oppure ai vantaggi per gli operatori (ed il singolo) offerti dalla possibilità di accedere a strutture in cui la negoziazione avviene in modo predefinito e professionale. Occorre, però, collocare tali strutture in una nuova ottica, più coerente con l’attuale contesto di mercato che assume oramai una rilevanza almeno europea.Dunque, in una prospettiva forse più attuale, occorre porsi nuove domande, perché nuove sono anche le esigenze che si manifestano nella società.
Così, da più parti si chiede di valutare la possibilità di estendere il ruolo di garanzia di cui si è detto anche ad altri aspetti anch’essi, a ben vedere, di interesse della collettività e dunque per certi aspetti di carattere generale.Tra i molti possibili, senz’altro si possono menzionare i temi legati alla tracciabilità e tipicità dei prodotti (dunque alla loro valorizzazione) che nell’ambito di tali strutture sono commercializzati e, conseguentemente, alle garanzie che ad essi sono connesse. Si tratta di una proposta che forse potrebbe essere ancora più significativa se traguardata nell’ottica dei cd. mercati di terza generazione, nella quale i mercati agroalimentari si qualificano ulteriormente proprio mediante l’adozione di nuovi strumenti di garanzia che consentano una valorizzazione dei diversi attori in un contesto nel quale il comune metro di misura resta lo svolgimento di un’attività di interesse generale. Non vi è alcun dubbio che si tratti di sistemi complessi, ove una pluralità di interessi, diversi e meritevoli, dovrebbero essere regolati nell’ambito dei principi dell’ordinamento giuridico, in primo luogo europeo, tuttavia forse potrebbe essere un passaggio fondamentale anche per accrescere il valore delle transazioni e, nel contempo, delle strutture incaricate della loro organizzazione.