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Luca Lanini,
Professore di Logistica e supplychain management, Università Cattolica

I mercati agroalimentari stanno attraversando una profonda fase di transizione verso un nuovo “posizionamento” lungo la supplychain che tenga conto delle nuove esigenze e delle nuove caratteristiche della commercializzazione e dei consumi alimentari.

Come è stato rimarcato nei lavori di settore (libro INDIS 2007 del cosiddetto “Gruppo di Bolzano”), il nuovo ruolo dei mercati grossisti deve ripartiredai seguenti fatti, che hanno veramente cambiato il loro mondo  :

  • il progressivo accorciamento dei canali di commercializzazione e la crescita delle consegne dirette dal fornitore agricolo ai punti vendita o ai CeDi della distribuzione moderna, che in questo modo ha superato ogni forma di intermediazione
  • la necessità di offrire nuovi “servizi” alle merci in transito nei mercati (controllo qualità, informatizzazione, rintracciabilità logistica, ecc.);
  • la necessità di sviluppare la vocazione logistica delle aree di interscambio delle merci (e quindi anche dei mercati grossisti), attraverso la creazione di aree intermodali e l’apertura a piattaforme logistiche della distribuzione moderna.
  • Il “nuovo” bisogno di riavvicinare il “centro” delle città e dei consumi cittadini alla “periferia” dei mercati, anche attraverso la nascita di “città del cibo” dove i produttori fanno vendita diretta e degustazione in un contesto nuovo in termini di consumi e di diffusione della “cultura alimentare”.

I mercati all'ingrosso oggi stentano a mantenere quello che solo fino a pochi anni fa era il loro “valore aggiunto”, ossia lacapacità di concentrare numerosi operatori grossisti in un unico luogo. Ciò ha voluto dire per anni completamento di gamma, concentrazione dell’offerta, grandi volumi trattati,di punto di riferimento per la produzione, formazione del prezzo.

Oggi i mercati grossisti registrano ilfallimento di ogni tentativo di sviluppare relazioni stabili con i buyer della distribuzione moderna, che utilizzano i mercati solo per la gestione delle emergenze nelle forniture e per il reperimento di prodotti locali nei periodi di massima produzione.

Senza più un ruolo nella formazione del prezzo, finisce così l’importanza strategica della funzione economica dei mercati all’ingrosso.

I mercati hanno provato a reagire e molti ci stanno riuscendo.

La recente evoluzione europea dei mercati all’ingrosso mostra la progressiva costituzione di un nuovo business model all’interno dei cosiddettimercati di ”Terza generazione”. Questi ultimi sonomercati che dopo avere superato il periodo di crisi, conseguente allo sviluppo della distribuzione moderna , svolgono le loro attività con una impostazione market oriented

Il profilo di nuovi mercati può essere così sintetizzato:

  • Innanzitutto una caratteristica marketing, misurabile attraverso una “nuova sensibilità commerciale” richiesta ai mercati per rispondere alle crescenti spinte alla segmentazione da parte del mercato, ossia: differenziazione di gamma, reattività al cliente, confezionamento, multicanalità (maggiore capacità di penetrazione sui diversi canali di vendita), servizio delivery.
  • una forte apertura alla distribuzione moderna, ospitando nei mercati le loro piattaforme logistiche e stimolando il loro ritorno al mercato grossista nelle fasi di acquisto;
  • capacità di integrare in forma progressiva e flessibile le nuove opportunità del settore della logistica e dei trasporti: intermodalità, gestione della catena del freddo, tecnologie dell’informazione, city logistics;
  • capacità di rispondere alle sfide tecniche e commerciali che richiedono l’applicazione di sistemi di rintracciabilità, cosi come le potenzialità commerciali dello sviluppo di Internet e dell’e-commerce (sia nel BtoB che nel BtoC);
  • forte sensibilità ai temi ambientali, alla cogenerazione energetica, all’uso di mezzi elettrici per le consegne dell’ultimo miglio;
  • idee nuove per avvicinare la città ed i suoi cittadini al mercato ortofrutticolo, individuando modelli di “città del cibo” e di “diffusione della cultura alimentare” di volta in volta misurati alle specificità dei territori d iriferimento.

Per fare tutto ciò servono“nuove” idee, insieme alle “vecchie” capacità del fare che da sempre hanno caratterizzato i mercati ed i loro operatori, ma servono anche strumenti nuovi in termini di policies e di governance, che non possono prescindere dal rafforzamento delle retinazionali ed internazionali, con nuove forme di relazioni istituzionali transnazionali.

In definitiva i mercati all’ingrosso si troveranno sempre di più confrontati con una complessità sempre maggiore negli scenari economici dei consumi, delle richieste di mercato, dei modelli di società. Per tutto questo essi avranno bisogno di una grande flessibilità operativa e strutturale, con conseguenze in termini di investimenti e regolamentazione. È il tempo della strategia, ma anche il tempo della politica.