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Cesare Bellò
è stato per 6 anni alla guida del Mercato ortofrutticolo di Treviso e direttore di OPO Veneto, organizzazione di produttori della quale oggi segue il marketing e lo sviluppo strategico. E' direttore di Aop Veneto ortofrutta.

Cesare Bellò, una vita con l'ortofrutta. Un'esperienza che lo ha portato a conoscere da dentro l'intera filiera. Dalla produzione alla commercializzazione. Già direttore di OPO Veneto, ne segue oggi, da consulente alla Presidenza e Direzione, il marketing e lo sviluppo strategico. Tra i tanti incarichi ricoperti, anche presidente del Mercato Ortofrutticolo di Treviso. In tale veste, una ventina di anni fa, propose di organizzare il Mercato all'ingrosso come centro logistico e di servizi, capace di portare valore aggiunto all’ortofrutta. La proposta non ha trovato le condizioni per decollare operativamente.

Cesare Bellò parte da questa sua ormai distante intuizione per rispondere alla domanda su

“come vanno i mercati all'ingrosso in Italia”.

“Alcuni, pochi per la verità, funzionano, ma i più sono schiacciati da situazioni critiche che ne bloccano le potenzialità. Sono imbrigliati da gestioni pubblico – privato che ne condizionano e limitano attività, progettualità e operatività. 

Sono realtà stanche sulle quali pesano incrostazioni storiche, burocrazia, condizionamenti gestionali dovuti alle intromissioni istituzionali e politico partitiche.  In generale, al di là di esempi virtuosi, mancano di futuro perché hanno perso in buona parte identità, mission e ragioni d'essere.

Ecco perché oggi appaiono strutture perdenti rispetto alle Organizzazioni di produttori, che tendono a by-passarli per relazionarsi direttamente alla distribuzione organizzata, all'Horeca, all'industria agroalimentare. In sostanza, le Op, grazie all’Ocm Ortofrutta, sono oggi le strutture sempre più attrezzate e capaci di creare plus valore e di dare risposte commerciali al mondo della produzione ortofrutticola europea”.

 

I punti critici?

“I mercati all'ingrosso sono rimasti generalmente fermi alla storica, ma sempre meno importante funzione, di formare il prezzo attraverso l’incrocio della domanda con l’offerta. Sono decisamente troppi, e tanti non hanno nemmeno le basi per continuare l'attività in termini economici. In sostanza, non c'è stata la necessaria evoluzione verso strutture che diano servizi e risposte alle esigenze dei consumatori e dei produttori: tracciabilità, redditività di filiera, logistica, servizi, packaging, marketing, etc.

Nel Duemila, come presidente, avevo proposto che il Mercato di Treviso diventasse base logistica per la distribuzione di imballi a rendere. Poteva essere un primo possibile esempio di economia circolare di cui oggi si parla tanto e una risposta virtuosa sul fronte ambientale ed ecologico. La proposta non venne accolta dai concessionari del Mercato.

Grossisti, concessionari e istituzioni tendenzialmente non riescono a fare sistema e quindi sinergia, con il risultato che bloccano la struttura e le sue capacità decisionali. La legge Madia, che riguarda tra l'altro le società partecipate, dà la possibilità di disincagliare la situazione, ma per ora si vede ben poco all'orizzonte”.

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Le potenzialità?

“Per i mercati all'ingrosso, ridotti però a poche diecine, da uno a tre/quattro per Regione a seconda delle Regioni, possono esserci, per la loro centralità logistica nei territori, grandi potenzialità, purché essi si evolvano, cambino e si ricarichino di motivazioni, contenuti e strategie operative. Possono quindi tornare ad essere punti di riferimento del territorio e ad avere un ruolo centrale, a condizione che riescano a muoversi in termini fortemente innovativi, aggiornati e funzionali a una virtuosa filiera ortofrutticola. 

Ne vedo il futuro come centri operativi per la logistica di filiera e di conoscenza/diffusione di servizi nel territorio, in grado di dare tracciabilità, sostenibilità ambientale, valore aggiunto al prodotto ed alla filiera; in grado di “governare” e/o indirizzare in tal senso il settore ortofrutticolo di propria competenza. Mercato all'ingrosso quindi, al centro, in termini di servizi al settore ortofrutticolo, di un territorio di qualità che possa garantire prodotti e filiere di qualità.

In questa prospettiva diventa prioritaria una virtuosa sinergia gestionale tra il mondo della produzione organizzata, i concessionari e gli operatori dei Mercati all’ingrosso con un comune obiettivo strategico: programmare il settore ortofrutticolo utilizzando virtuosamente le risorse e le opportunità che l’Unione Europea ha previsto, con l’applicazione dell’OCM Ortofrutta, per rispondere ai desiderata dei consumatori europei”.