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di Marco Sibani

 

La “caduta del muro di Berlino” nel 1989 rappresentò l’atto emblematico finale del collassamento dell’URSS (Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche) con conseguente dissoluzione del regime politico, la rinascita di nuove repubbliche autonome e, soprattutto, la fine dell’economia marxista.

Questo evento, di portata storica, suscitò anche profonda preoccupazione nei Paesi occidentali, impauriti che tutta l’economia mondiale potesse crollare.

Da qui una serie di iniziative volte a sostenere questi nuovi Stati, favorendo il passaggio verso l’economia di mercato.

Uno strumento particolarmente efficace fu realizzato dall’UE con la creazione della BERS, Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo dei Paesi dell’Est. Fra i primi interventi da essa avviati, il finanziamento per la realizzazione di una rete di “prototipi” di mercati agroalimentari all’ingrosso con il duplice scopo: da una lato assicurare il più possibile regolare approvvigionamento alimentare dei centri urbani e, dall’altro lato, stimolare il sorgere di una nuova figura che nell’economia marxista non esiste: quella dell’imprenditore commerciale privato

La prima realizzazione avvenne a Minsk (Bielorussia) con la trasformazione di una “base” (vecchia struttura frigorifera di stoccaggio per i prodotti cosi detti “strategici” necessari per assicurare il rifornimento di prodotti ortofrutticoli durante la lunga stagione invernale) in mercato all’ingrosso inteso come punto di raccolta e commercializzazione dei prodotti provenienti dall’estero, integrati con i prodotti locali. I dirigenti pubblici che in precedenza operavano sulle importazioni per conto dello Stato, ora operavano in proprio. E i produttori più abili iniziarono a frequentare il mercato aggiungendo ai propri anche i prodotti di altri agricoltori al fine di aumentare la propria capacità di offerta nei confronti della rete del dettaglio. Questo primo esempio venne poi ripetuto e adattato alle altre realtà e negli altri Stati. 

Giova ricordare che già nei primi anni ’90 la Svizzera provvide a donare allo Stato polacco la realizzazione del mercato all’ingrosso di Poznan e Mercasa realizzava un primo embrione del mercato all’ingrosso di Budapest (Ungheria).

La BERS, avvalendosi di uno specifico ufficio della FAO (Emmanuel Hidier, Centro investimenti) a Roma, promosse il completamento del mercato di Budapest, la realizzazione di mercati all’ingrosso a Bucarest (Romania), a Varsavia (Polonia) e in Croazia; il medesimo ufficio con risorse della Banca mondiale promosse la realizzazione di una rete di mercati agroalimentari all’ingrosso in Albania.

L’Ufficio della FAO non si limitò a promuovere la progettazione e conseguente realizzazione dei mercati, ma provvide anche alla preparazione di quanti dovevano operare in queste strutture attraverso specifici seminari e, soprattutto, efficienti “study tour”.

Poichè nei medesimi anni si stava realizzando in Italia il “Piano mercati” fu possibile coinvolgere, per la realizzazione di questi “study tour”, ANDMI, Mercati Associati e Fedagro che, in quell’epoca, operavano in armonia fra loro.

Questo grande programma “culturale” stimolò l’interesse di altri Paesi: grazie al programma TACIS dell’UE, specifico per la Russia, fu attivata la realizzazione di un mercato all’ingrosso “pilota” trasformando una delle 28 “basi” esistenti lungo il ring di Mosca.

E in Ucraina operatori privati hanno realizzato i mercati di Leopoli e di Kiev.

 

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