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09 01Giorgio Licheri – Direttore del Mercato Agroalimentare della Sardegna

Mercato Agroalimentare della Sardegna

Sono trascorsi 10 anni da quando, nel maggio del 2007, iniziava l’avventura del Mercato agroalimentare della Sardegna. Tra speranze e timori, si avviava un progetto che presentava molte incognite sia sotto il profilo commerciale che gestionale.

09 02Da un punto di vista commerciale, infatti, l’abbandono delle sede storica del mercato all’ingrosso di Cagliari, posizionato all’interno della città, e il conseguente trasferimento in una nuova struttura posizionata vicino alla nascente area commerciale del vicino comune Sestu, sembrava una scommessa azzardata. Infatti la nuova area mercatale individuata nell’accordo di Programma tra Regione Sardegna, Provincia di Cagliari e Comune di Sestu, appariva lontana (10 km) dall’area metropolitana cagliaritana in cui si concentra il 30% della popolazione sarda. Inoltre la presenza di numerosi piccoli clienti sprovvisti di mezzi idonei per poter transitare lungo la strada statale 131 avrebbe potuto indurre numerosi clienti ad abbandonare il mercato come luogo di approvvigionamento. Infine il trasferimento delle aziende grossiste presenti nel vecchio mercato di Cagliari comportava l’obbligo di acquistare il box all’interno del nuovo mercato, un investimento che poteva essere alla portata solo di quelle aziende che disponevano di piani di crescita e sviluppo almeno decennali e quindi compatibili con l’accensione di un mutuo. Questo elemento, in effetti, ha comportato una prima selezione di aziende escludendo di fatto una ventina di aziende prive dei necessari requisiti idonei a garantire la continuità dell’attività nel medio-lungo periodo (es. titolari prossimi all’età pensionabile, aziende prive di adeguati requisiti di bancabilità ecc.).

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D’altro canto il vecchio mercato di Cagliari non era più idoneo per lo svolgimento dell’attività né sotto il profilo igienico sanitario né logistico. Numerosi clienti avevano ormai ricercato nuove forme di approvvigionamento sia a livello locale (con la nascita di numerosi magazzini privati), sia a livello nazionale con l’approvvigionamento diretto effettuato in altri mercati e/o centri di distribuzione.

Inoltre, la crescita tumultuosa della distribuzione organizzata con proprie piattaforme logistiche dedicate alla frutta e verdura, sottraeva al mercato all’ingrosso di Cagliari il ruolo storico di centro di smistamento delle produzioni locali, nazionali e di importazione e, in qualche modo, anche il ruolo di borsa merci per le produzioni locali.

La stessa amministrazione pubblica locale, poi, non favoriva la definizione di un quadro rassicurante per le imprese del settore; infatti a livello comunale l’opposizione di quel tempo sosteneva che le aree individuate per la nascita del mercato erano sottratte inutilmente all’agricoltura perché  la nuova struttura avrebbe avuto vita breve anche alla luce delle nuove tendenze del commercio che non richiedevano più la presenza di mercati in quanto le contrattazioni potevano avvenire anche in altri modi (es. telefono, e-commerce ecc) e, attraverso la logistica, le merci potevano essere fornite dalle imprese agricole alla distribuzione organizzata in modo più efficiente e diretto. D’altro canto, anche a livello regionale, si è assistito ad una significativa deregolamentazione che ha spalancato le porte agli investitori nazionali ed esteri della distribuzione organizzata.

La speranza di recuperare questa quota di mercato spinse quindi gli operatori ad effettuare l’investimento in immobili all’interno del centro agroalimentare, pur di fronte a numerose incognite.

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Una incognita era rappresentata anche dal sistema di gestione adottato, totalmente privato e senza la presenza di enti pubblici (comune, provincia, regione, camera di commercio ecc.). In pratica la gestione veniva affidata ad una società cooperativa di diretta emanazione dei proprietari-grossisti, con il compito di organizzare e gestire tutti i servizi comuni necessari per il funzionamento del mercato.

Il sistema adottato, come è facile immaginare, ha richiesto non poco tempo per essere assimilato e compreso, e ancora oggi viene visto come esempio “estremo” e forse non idoneo per assicurare il corretto funzionamento del mercato che solo una gestione pubblica, o almeno mista, potrebbe assicurare.  Il tema richiederebbe un approfondimento anche alla luce delle recenti normative nazionali finalizzate a eliminare numerose  società partecipate dai comuni (quali sono spesso gli enti gestori dei mercati) che si occupano esclusivamente della gestione dei mercati all’ingrosso, spalancando la porta all’ingresso di capitali privati e a conseguenti nuove forme di gestione.

Come direttore del mercato Agroalimentare della Sardegna che ha seguito il percorso iniziato 10 anni fa, credo che il modello di gestione adottato abbia significativi elementi di forza ma anche alcuni di debolezza. In particolare si tratta di un modello che presenta certamente numerosi aspetti positivi (maggiore responsabilizzazione degli operatori del mercato, costante ricerca di efficienza ed efficacia delle azioni, ruolo manageriale del direttore del mercato, assenza di condizionamenti politici e partitici ecc.) che peraltro ha ampi margini di miglioramento (es. visione strategica  di settore, attenzione alle dinamiche del sistema produttivo e distributivo regionale, ruolo del grossista sia come operatore che come gestore del mercato ecc.).
In conclusione posso dire che a distanza di dieci anni dalla inaugurazione del mercato, le previsioni più catastrofiche si sono dimostrate errate, il mercato ha visto aumentare e non diminuire il numero degli operatori e i fatturati delle aziende sono cresciuti costantemente anno dopo anno, nonostante un periodo di crisi senza precedenti che, a livello nazionale, ha registrato una riduzione dei consumi di ortofrutta.

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La presenza di una struttura efficiente e con numerosi servizi quale oggi è il mercato, potrebbe conoscere un nuovo rilancio qualora si riuscisse ampliare la gamma di prodotti freschi con la carne e il pesce. In particolare è allo studio l’ipotesi di trasferimento degli operatori del mercato ittico all’ingrosso di Cagliari all’interno del Mercato Agroalimentare. Il mercato ittico rappresenterebbe un tassello fondamentale a cui potrebbe seguire l’ingresso di aziende specializzate nella produzione, trasformazione e commercializzazione di altri prodotti agroalimentari tipici della regione quali formaggi, pasta, dolci e bevande (in particolare birre artigianali, vini e liquori) e realizzare quel polo Agroalimentare della Sardegna progettato dalla Regione Sardegna oltre vent’anni fa.

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