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a cura di DARIO CACCAMISI

Rossella Gigli su Freshplaza ha recentemente sottolineato le difficoltà che la nostra ortofrutticoltura incontra nel costruire solide relazioni di filiera. L’argomento non è nuovo e si inquadra in una evoluzione del settore che negli ultimi anni ha visto una sempre maggiore concentrazione del dettaglio cui ha fatto fronte, seppure su minore scala, la concentrazione della produzione. Ciò ha portato all’assottigliamento della componente grossista, le cui funzioni sono state incorporate a seconda dei casi da produzione associata e dettaglio organizzato. 


È evidente che oggi la grande distribuzione detiene il maggiore potere contrattuale nella filiera, come l’evoluzione dei margini commerciali mostra (si veda il commento qui pubblicato) e che i produttori, anche le grandi organizzazioni, stentino a guadagnare quote di profitto soddisfacenti. Maggiore pressione sui requisiti qualitativi, gestione della logistica e controllo dell’informazione sono alcuni elementi che rendono i rapporti di filiera squilibrati a favore del grande dettaglio. In un commento alle considerazioni di Rossella Gigli ho esperendo alcune idee, che individuano la gestione dell’informazione come elemento centrale, capace di raffreddare i rapporti verticali nella filiera e impedire rapporti orizzontali di collaborazione. In altre parole: la situazione dell’informazione potrebbe corrispondere a “chi ce l’ha se la tiene”. Per i grandi dettaglianti, informazione significa controllo dei consumatori, vantaggio competitivo fondamentale, che spiegherebbe la ritrosia di molte catene alimentari a par ci pare a programmi di ricerca in cui informazioni considerate riservate potrebbero essere dischiuse. È evidente che il ruolo che i consumatori potrebbero giocare per la maggior condivisione delle informazioni è centrale.
Nella filiera esistono soggetti che hanno fatto dello scambio di informazioni uno dei loro punti di forza. Sono soggetti importanti, ma in declino durante questo importante processo di ristrutturazione. Parlo dei mercati all’ingrosso, scavalcati dalla grande distribuzione ma tuttora punto di riferimento per il piccolo dettaglio. Potrebbero rappresentare il primo tassello da cui partire per sviluppare il dialogo nella filiera, o almeno in parte di essa.