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Prof. Daniele Senzani, Università di Bologna

Qual è, a suo avviso, la situazione giuridica dei mercati agro-alimentari all'ingrosso dopo la riforma delle società partecipate?

Il tema della partecipazione degli enti pubblici nelle società di gestione dei mercati agro-alimentari richiede una riflessione particolarmente attenta, soprattutto alla luce dei criteri di razionalizzazione previsti dal d.lgs. 175/2016 (“Testo unico in materia di società a partecipazione pubblica”). Come noto la norma impone, tra i tanti obblighi, una valutazione periodica del mantenimento delle partecipazioni societarie che, in caso negativo, può condurre anche alla loro dismissione. Alcuni dei criteri previsti, a tal fine, dal legislatore riguardano direttamente la dimensione e la sostenibilità economica delle società partecipate.

Certamente l’entrata in vigore della riforma delle società partecipate ha ulteriormente evidenziato una serie di problemi che dovrebbero essere affrontati senza ulteriori ritardi. Per questo, è necessario porre al centro del discorso il tema della natura dei mercati agro-alimentari e delle finalità che tali strutture sono chiamate a perseguire. Ciò, naturalmente, non significa ignorare le esigenze di equilibrio economico-finanziario che, oggi, si pongono alla base di qualsiasi attività economica seppur sottoposta ad un regime pubblicistico.

Non a caso, infatti, la norme prevede (art. 4, d.lgs. 175/2016) tra le diverse ipotesi, che le società partecipate producano servizi anche economici di interesse generale, secondo condizioni diverse da quelle offerte dal mercato in termini di accessibilità, continuità, non discriminazione, nonché secondo standard determinati di qualità e sicurezza. In altri termini, cioè, secondo principi di garanzia a tutela della collettività. A ciò occorre aggiungere come alcune delle funzioni svolte dai soli mercati agro-alimentari siano imposte da norme di legge, come avviene, ad esempio, con riferimento ai controlli sistemici di qualità e di sicurezza (per evidenti finalità di igiene e salute pubblica, etc.), oltre alle funzioni di regolazione e controllo attribuite all’ufficio del direttore di mercato, che i gestori di tali strutture devono assicurare. Su questi aspetti ci sarebbe moltissimo da dire, forse anche sul piano della comunicazione.

Si tratta, dunque, di prendere in esame aspetti che richiedono una valutazione complessa. Peraltro, l’ipotesi di dismissione è una scelta che non sempre si dimostra coerente con le finalità di pubblico interesse che le strutture preposte alla gestione di mercati agro-alimentari sono chiamate a perseguire. In altri termini, per fondare qualsiasi valutazione di merito occorre acquisire informazioni “ oggettive ”, tali da consentire un apprezzamento delle funzioni svolte dai mercati agro-alimentari su un piano più ampio; certo, nel quadro delle norme vigenti.

E’ possibile porsi in una prospettiva di valorizzazione delle strutture mercatali?

Occorre sviluppare una valutazione di natura strategica in merito a tali asset che, peraltro, non appare in contrasto con le norme in tema di partecipazione pubblica sopra menzionate. Al contrario, infatti, laddove la decisione in merito al mantenimento di tali strutture si riduca a valutazioni contingenti (spesso sulla scorta di dati sintetici, se non sommari), si determina un rischio elevatissimo – paradossalmente, proprio per l’erario pubblico – di addivenire a dismissioni “obbligate” che si concretizzano in null’altro che una minusvalenza patrimoniale per gli enti pubblici di riferimento.

Ciò non significa che la situazione attuale di talune strutture agro-alimentari non richieda un intervento, così come è necessaria una lettura dei mercati agro-alimentari in una  prospettiva economico-finanziaria più dinamica.

In altre parole, la vera questione che si pone, oggi, è la capacità delle società di gestione dei mercati agro-alimentari di creare valore. Da questo punto di vista sussistono spazi significativi di valorizzazione, coerenti con le finalità pubbliche e i requisiti sanciti dal legislatore.

Quali strumenti, anche giuridici, potrebbero essere funzionali allo sviluppo delle reti tra mercati agro-alimentari?

Il quadro fin qui descritto sconta una situazione assai eterogenea, nella quale vi sono situazioni molto diverse tra loro. Quindi, in primo luogo, occorre valutare modelli organizzativi e gestionali che siano coerenti con gli obiettivi di sviluppo delle strutture mercatali, dunque anche in funzione delle attività svolte o che si intendono sviluppare.

Se il punto da cui muovere l’analisi è, da un lato, l’esigenza di incrementare l’efficienza – dunque generare valore anche mediante economie di scala – e, dall’altro, valorizzare le produzioni locali di qualità, identificandole (ad esempio mediante sistemi di tracciabilità digitale e garanzia sulla stessa, basti pensare all’utilizzo delle tecnologie blockchain ) e rendendole accessibili ad una pluralità di mercati, credo sia necessario porsi in una prospettiva di rete. Nel caso, valutando soluzioni diverse e, tra queste, anche il contratto a rete , nelle sue diverse accezioni ed articolazioni.

In altri termini, ragionando in una prospettiva di rete forse si potrebbero affrontare alcuni dei problemi dimensionali – sui quali, peraltro, anche il legislatore pone molta attenzione – nel contempo sviluppando le funzioni svolte dalle strutture mercatali. Ad esempio, in modo da porre a sistema i servizi connessi all’approvvigionamento locale ed i servizi necessari ad operare come hub per i mercati delle merci destinate/provenienti ad/da altri nodi infrastrutturali.

Si tratta di un percorso fortemente innovativo, non vi è dubbio, tuttavia non vedo molte alternative allo sviluppo che, soprattutto in un quadro di risorse scarse, richiede di superare i particolarismi e valutare, anche per aree o mercati, la fattibilità di un sistema a rete.

Conoscenza, formazione e sviluppo tecnologico-digitale, posti alla base di un sistema a rete di piattaforme agro-alimentari “intelligenti”, potrebbero essere i driver di quella valorizzazione che le strutture e le persone che in esse operano, meritano da tempo.

Quale può essere, allora, il ruolo dell’Osservatorio MAA 4.0 in una prospettiva di rilancio dei mercati agro-alimentari?

Le organizzazioni e gli enti che hanno avuto l’idea di creare l’Osservatorio MAA 4.0 hanno colto un’esigenza fondamentale. Il progetto, da quanto vedo, nasce dalla volontà di rendere disponibili le informazioni necessarie ad una maggiore – anzi, indispensabile – conoscenza del settore. Sulla base di tale presupposto, si potrà evidenziare l’importanza strategica che i mercati agro-alimentari rivestono, in una prospettiva di valorizzazione delle strutture e delle società che le gestiscono. Certamente, ciò richiede una profonda conoscenza del settore e, anche per questo, saranno necessari i dati obiettivi e le informazioni che il progetto Osservatorio si prefigura di mettere a disposizione.

In altri termini, l’Osservatorio MAA 4.0 può essere l’occasione per avviare un percorso condiviso con tutti gli stakeholders , pubblici e privati, finalizzato allo sviluppo di nuovo modello di mercato agro-alimentare.