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Antonello Fontanili, Direttore Uniontrasporti

 

I Mercati all’ingrosso rappresentano la maggiore infrastruttura distributiva di prodotti agroalimentari freschi dell’Ue 27: ogni anno vi transitano 25 milioni di tonnellate di merce grazie all’offerta di 25.000 agricoltori per un giro d’affari legato alle vendite per 70 miliardi di euro. Attraverso gli Agromercati all’ingrosso transita il 60% dei prodotti freschi. Monaco vanta il mercato all’ingrosso ortofrutticolo più grande della Germania. Dopo quello di Barcellona e di Parigi, è il terzo mercato più grande in Europa, con un’enorme offerta di prodotti freschi. I mercati ortofrutticoli europei godono di una buona posizione geografica: molte merci provengono da Paesi mediterranei come Spagna, Italia, Grecia e Turchia. Gran parte dei prodotti viene importata direttamente o passa attraverso agenzie. In Italia i Mercati ortofrutticoli all’ingrosso pur rappresentando un importante player nel settore agroalimentare ed un affidabile main contractor nel comparto dei servizi e delle infrastrutture, stanno vivendo un trend negativo. Molteplici sono le cause di tale situazione, una fra tutte, il forte dinamismo della Distribuzione Moderna che oggi rappresenta oltre il 62% delle vendite al dettaglio in ortofrutta.

Secondo un’indagine svolta dall’ANDMI nel 2017, in Italia¸ si contano ben 134 mercati ortofrutticoli, 58 mercati ittici, 19 mercati dei fiori e delle piante ornamentali, 11 mercati avicunicoli e delle carni per complessivi 222 strutture. Dei mercati ortofrutticoli all’ingrosso il 69% risulta ancora a gestione diretta comunale, il 19% tramite società mista a maggioranza pubblica e il 12% a gestione privata da parte delle imprese grossiste.

Come già evidenziato nella prima parte della presente pubblicazione, nei mercati si rinviene anche la presenza delle Camere di Commercio. Negli anni quest’ultime hanno contribuito alla realizzazione di numerose infrastrutture strategiche – dagli aeroporti alle fiere, dagli interporti alle autostrade - sia per i territori di riferimento che per lo sviluppo economico dell’intero Paese.

Alcuni dei mercati partecipati dalle Camere di commercio stanno dando vita ad un nuovo processo di aggregazione organizzativa ed operativa; è il caso dei Centri Agroalimentari dell’Emilia-Romagna dove insieme ai Comuni di riferimento e alla Regione hanno sottoscritto un Protocollo d’intenti con la volontà di aggregarsi e di razionalizzare la partecipazione pubblica nel capitale societario dei tre Centri emiliani CAAB Bologna, CAL Parma e CAAR Rimini. Oltre allo scambio di esperienze e conoscenze e la condivisione di soluzioni ottimali per la riduzione dei costi, il protocollo ha come obiettivo la ricerca di soluzioni su problematiche comuni (come la messa in rete di alcuni servizi, la formazione e l’aggiornamento culturale, la partecipazione a fiere e congressi, progetti di sicurezza alimentare), la progettazione di soluzioni innovative in tema di e-commerce e Benchmarking sulle GMP (Good Manufacturing Practice) finalizzata al miglioramento della qualità dei servizi. Oggi le strutture mercatali stanno vivendo un momento delicato, non solo per il forte dinamismo della Distribuzione Moderna ma anche per gli effetti della c.d. “riforma Madia” della P.A. in base alla quale diverse amministrazioni hanno avviato la dismissione delle proprie quote di partecipazioni causando il rischio di una drastica e non meditata riduzione di queste strutture con conseguente perdita di posti di lavoro e in generale minor tutela delle produzioni nazionali. Tuttavia, proprio la valutazione delle partecipazioni di enti pubblici nelle società che gestiscono mercati agro-alimentari richiede una riflessione giuridica ed economica particolarmente attenta ed approfondita. Occorre, senz’altro, tener conto della molteplicità (e complessità) dei criteri di valutazione previsti dal d.lgs. 175/2016 (Testo unico in materia di societ. a partecipazione pubblica), i quali richiedono una valutazione di profili che non si riducono alle sole ipotesi di dismissione, peraltro non sempre del tutto coerenti con le finalità di pubblico interesse che tali strutture sono chiamate a perseguire. A tal fine, quindi, occorre acquisire informazioni “oggettive” tali da consentire valutazioni secondo criteri che consentano un apprezzamento anche sul piano strategico delle funzioni svolte dai mercati agro-alimentari.

Conoscenza, formazione e sviluppo tecnologico-digitale in un sistema di piattaforme agroalimentari a rete potrebbero, dunque, essere i drivers di quella valorizzazione che le strutture e le persone che in esse operano, meritano da tempo. In questo quadro è necessario definire, anche sul piano giuridico, modelli organizzativi e gestionali che siano coerenti con gli obiettivi di sviluppo dimensionale nel quadro di un modello a rete che consenta, da un lato, di incrementare efficienza, dunque generare valore anche mediante economie di scala e, dall’altro, di valorizzare le produzioni locali di qualità, identificandole (tracciabilità digitale e garanzia sulla stessa) e rendendole accessibili in una pluralità di mercati. …….. (continua a leggere sul Libro “I Mercati Agroalimentari MAA 4.0”)