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Marco Sibani

Se ne andato in silenzio Giorgio Guazzaloca, macellaio che divenne sindaco di Bologna nel giugno 1999, dopo oltre mezzo secolo di ininterrotto governo della sinistra storica in questa città.

Era figlio di un piccolo macellaio e lui stesso fin da giovane aveva lavorato in bottega ma, grazie alla sua intelligenza, aveva gradualmente conquistato una sua forte personalità che lo ha portato ad una brillante carriera: presidente dei macellai, presidente dell’associazione commercianti di Bologna, presidente della camera di commercio di Bologna e, finalmente, Sindaco della sua amatissima città.

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Con il sindaco Guazzaloca la notte dell’inaugurazione del CAAB nel marzo 2000

Ci siamo conosciuti nel 1975 in occasione di un’altra grande impresa: il trasferimento del macello comunale nella nuova struttura, passando dal sistema individuale a taglie alla“catena di smontaggio”, una delle più avanzate in Europa. Non solo; anche con undiverso sistema di gestione:non più quella“diretta comunale” ma attraversoun’azienda municipalizzata che già gestiva il mercato ortofrutticolo. Lui consigliere dell’associazione macellai e io neo dirigente del settore produzioni animali dell’ASAM (Azienda Servizi Annonari Municipali).

Appena eletto Sindaco si è attivato per stimolare la conclusione dei lavori di realizzazione del CAAB – da oltre 30 anni in corso di studio e progettazione – e procedere quindi al conseguente trasferimento del mercato ortofrutticolo nella nuova sede. Mi chiamò a far parte del consiglio di amministrazione del CAAB proprio con questo compito; e nel marzo 2000 si poté procedere ad una sobria inaugurazione di questo primo grande mercato realizzato grazie ai finanziamenti previsti dal Piano nazionale di cui alla legge 41/86.

Si vantava delle sue origini modeste, di essersi fatto “tutto da solo”, della sua schietta bolognesità e, soprattutto, di essere macellaio.

Il macellaio è diverso dagli altri commercianti - diceva – perché non si limita a “fare il ricarico” per la vendita dei prodotti, ma deve calcolare la resa della bestia e delle carni che vengono trasformate.

E diceva anche, con orgoglio: “un macellaio può anche diventare sindaco, ma un sindaco non potrà mai diventare macellaio”.