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Pietro  Cernigliaro, Presidente ANDMI

E’ con vero piacere che apro questo Convegno che ci è costato un lungo periodo di preparazione, in uno scenario non sempre favorevole,per riunire, qui, tutte le componenti pubbliche e private interessate al comparto dei mercati, al fine di esaminare insieme i punti di criticità  dai quali partire per poi individuare possibili linee direttrici di sviluppo.

Desidero innanzitutto ringraziare le rappresentanze pubbliche per la loro presenza: sono loro i primi destinatari delle possibili linee propositive che emergeranno da questo consesso. Ma sono loro, le istanze pubbliche, a dover dimostrare se saranno consapevoli delle possibili applicazione delle linee di sviluppo e se saranno collaboratrici.

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In effetti ad ora le componenti pubbliche non hanno dimostrato di “conoscere adeguatamente” il mondo dei mercati. Ne è la dimostrazione che all’indomani della Riforma della Pubblica Amministrazione (decreti Madia) diverse Regioni e diversiComuni hanno avviato - con improvvida sollecitudine - la dismissione delle loro quote di partecipazione senza rendersi preventivamente conto del significato e dell’impatto che poteva avere questa loro iniziativa.

Il fatto che non abbiano trovato acquirenti dimostra, anche, che prima di avviare la dismissione occorre quanto meno “conoscere” la realtà nella quale si trovano i mercati italiani.

Quindi grazie a voi per essere qui presenti, in particolare la Sottosegretaria al MIPAAFT, Dr.ssaAlessandra Pesce, ma grazie anche all’ANCI, a Unioncamere, alle  rappresentanze della Provincia, del Comune e della Camera di commercio, della Fiera di Bolzano  e alle rappresentanze dei consumatori e della società civile qui presenti.

Sta soprattutto in voi, rappresentanze politiche, a consentire una svolta essenzialmente culturale oltre che economica e sociale che i mercati italiani debbono compiere.

Perché, dobbiamo riconoscerlo, è la gestione pubblica o prevalentemente pubblica, ingabbiata in un ginepraio di normative nazionali, regionali, locali, a frenare l’innovazione di questo settore, specie in questo momento caratterizzato dalla mondializzazione dei commerci, dalle rapidissime innovazioni tecnologiche e dalla rapidissima evoluzione dei consumi.

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Quindi l’aspetto della “Gestione” delle strutture mercatali rappresenta uno dei primi nodi da affrontare.

Ma se alla componente pubblica viene richiesto di cedere gradualmente ai privati queste gestione, occorre anche dire che le componenti private debbono prepararsi per tempo ad accogliere questo impegno, magari sfruttando gli esempi di strutture private che anche in Italia esistono e funzionano (Cagliari, Fasano).

Ed ancora alle Istituzioni mi sento di raccomandare l’avvio di una “Revisione Normativa”, che coinvolgendo la Conferenza Stato-Regioni introduca criteri  per una moderna politica dell’agroalimentare a sostegno di una sistema mercati proiettato nella dinamica di una  commercializzazione sempre più globalizzata.

E ancora “Sicurezza e Igiene” – I mercati e i centri agroalimentari con una gestione attenta alla sicurezza e igiene, attraverso sistemi procedurali condivisi, potrebbero dare tutte le garanzie per l’affidabilità dei marchi e dei brand.

I marchi dovrebbero essere un insieme di garanzia, di espressione di riconoscibilità, di qualità di genuinità del prodotto acquistato e venduto.

Identità, garanzia e trasparenza significano un salto di qualità sia nel rapporto con il processo produttivo che con i consumatori.

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In questa ottica i i mercati e i centri agroalimentari dovrebbero caratterizzarsi come playersal servizio dei processi di valorizzazione dei prodotti locali, tipici per la loro promozione nazionale ed internazionale.

Importante mi sembra, richiamare l’attenzione su una diffusa presenza in campo nazionale dei mercati rionali, che vantano una lunga tradizione.

Oggi il sistema dei mercati rionali è gestito dai Comuni; credo fortemente che in futuro sarebbe più efficiente ricondurli nel sistema dei mercati e dei centri agroalimentari, con una ridotta presenza pubblica, sviluppandone tutte le potenzialità in essi contenute al fine di potere rilanciare un patrimonio economico, sociale e culturale del nostro Paese.

Per tale ragione ritengo debba essere superata la gestione comunale dei mercati rionali e debba essere razionalizzata la filiera andando ad una gestione unitaria dei mercati all’ingrosso e dei centri agroalimentari con i mercati rionali magari innovati e ristrutturati rilanciando una vera funzione pubblica in una filiera distributiva regolamentata.

E a tale proposito mi sento di richiamare l’attenzione sul fatto che nel sistema venga garantita piena legalità, il rispetto delle leggi e delle regole a difesa  delle tante imprese e dei tanti operatori che tenacemente continuano ad impegnarsi e a lavorare in piena correttezza a fronte, però, di chi ha visto nel sistema mercati luoghi di facile guadagno, di imbrogli, di evasioni e terre di nessuno dove può facilmente annidarsi qualsiasi forma di illegalità.

Parallelamente all’aspetto gestionale e normativo occorre anche evidenziare altre criticità; criticità che debbono essere affrontate soprattutto con l’avvio di un profondo processo innovativo che deve partire da una diversa “cultura” del comparto.

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Il “mercato moderno” che abbiamo realizzato in Italia negli ultimi decenni, grazie al Piano mercati e sulla scorta di quanto realizzato negli altri Paesi europei, oggi è concettualmente superato: occorre innovare utilizzando le moderne tecnologie ma anche comprendendo che è mutata profondamente la distribuzione del food. 

E qui dobbiamo dire grazie ai rappresentanti della GFI – Unione dei Mercati della Germania per avere condiviso questa nostra iniziativa, come inizio di un percorso che vuole essere fortemente innovativo e in sintonia con le loro linee direttrici per un Mercato del futuro basato sul Food-hot-stop, sulla one-stop-shopping e la connessa startup del cibo.

Il tutto nel rispetto dell’ambiente e a tutela del consumatore ma anche dei produttori e dei loro territori.

E quest’ultimo è un aspetto molto importate per il nostro Paese caratterizzato da una grandissima eterogeneità di ambienti, di territori, di culture, di consuetudini e da una biodiversità unica al mondo.

In un tale contesto produttivo anche i numerosi mercati – di piccola e media dimensione – che esistono nel nostro Paese, possono forse avere in molti casi un futuro, se ben gestiti e adeguatamente validi nel fornire servizi ai molti piccoli produttori di questi territori.

Main generale ci permettiamo di dire che i mercati italiani, grandi medi e piccoli, dovranno sempre più rapportarsi fra loro in un “armonico sistema”, come peraltro ci insegnano gli altri Paesi Europei.

Lascio a questo punto la parola ai relatori che ci daranno utili informazioni in merito alla situazione e alle prospettive del comparto.

Poi ascolteremo con attenzione il parere dei componenti della filiera: produttori, imprese grossiste, distribuzione, fino al consumatore finale.

Al termine sarà possibile riunire,in un quadro sintetico, le istanze che emergeranno.

E ciò consentirà di avviare un percorso fortemente innovativo a tutti i livelli.

Percorso che potrà essere sempre più incisivo se fatto in sintonia e di comune accordo fra tutte le componenti, pubbliche e private, del comparto.