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Marco Sibani Segretario Generale ANDMI

Secondo un’indagine svolta dall’ANDMI nel 2017 si contavano in Italia ben 134 mercati ortofrutticoli, 58 mercati ittici, 19 mercati dei fiori e delle piante ornamentali, 11 mercati avicunicoli e delle carni per complessivi 222 strutture.

Dei mercati ortofrutticoli all’ingrosso il 69% risultava ancora a gestione diretta comunale, il 19% tramite società mista a maggioranza pubblica e il 12% a gestione privata da parte delle imprese grossiste.

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Il numero rilevante di strutture si spiega con l’importanza che da sempre i comuni italiani hanno riconosciuto a queste strutture, storicamente sorte al centro della città nella piazza principale (che spesso ne riporta il nome o nomi collegati sono presenti nelle vie vicine) per garantire il regolare approvvigionamento di prodotti alimentari freschi per la cittadinanza e nel contempo, grazie alla concentrazione in una unica area svolgere con semplicità ed efficienza i necessari controlli igienico-sanitari e di qualità oltre che la corretta rilevazione dei prezzi al fine ultimo di tutelare i consumatori.

Ed è per tutti questi motivi che i mercati rientrano fra i servizi pubblici degli enti locali.

Negli ultimi anni con la rapida evoluzione della distribuzione moderna e l’avvento delle grandi superfici di vendita, il mercato tradizionale (all’ingrosso e, di conseguenza, il mercato al dettaglio ed anche la rete tradizionale di vendita al dettaglio) ha subito notevoli ridimensionamenti: molti mercati all’ingrosso si sono estinti, altri hanno drasticamente ridotto le loro dimensioni, altri ancora si sono trasformati in altre cose.

Se guardiano a quanto avviene nei paesi vicini: Spagna, Francia, Germania) vediamo che da tempo i mercati all’ingrosso si sono ridotti a poche decine ma saldamente riuniti in sistema. Il che li tutela e li rafforza nei confronti della grande distribuzione.

Rimane l’anomalia (anche in questo caso) italiana: cosa fare di questi 222 mercati.

Se ne parlerà diffusamente al Convegno di Bolzano che vuole appunto affrontare il problema del futuro dei mercati italiani osservandolo da diversi punti di vista: quello dei produttori, quello della grande distribuzione, quello delle componenti più direttamente interessate (operatori ed enti gestori), quello dei consumatori, al fine di individuare possibili linee direttrici per il loro futuro.

E ci auguriamo che l’esperienza dell’associazione dei mercati tedeschi (GFI) ci sia utile sotto diversi aspetti: tecnologico, innovativo, gestionale, commerciale.

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