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Mauro Ottaviano, Vice Presidente ANDMI

Il quadro generale dei mercati e dei centri agroalimentari continua ad essere caratterizzato e influenzato da diverse questioni che ci trasciniamo da troppo tempo  che ancora non hanno trovato le giuste e adeguate soluzioni con il rischio di mettere definitivamente in crisi un settore importante per l’economia nazionale e per  la sopravvivenza di decine di migliaia di operatori e lavoratori.

In questo mio intervento mi voglio soffermare solo su alcune questioni che a me paiono più rilevanti.

La politica nazionale sui mercati e sui centri agroalimentari. Manca una visione e una strategia nazionale che definisca il ruolo e le funzioni di queste importanti realtà economico e sociali del nostro Paese. Mentre a livello europeo soprattutto in Francia, Spagna e Germania vanno consolidandosi ed affermandosi sempre di più i sistemi dei mercati pubblici conquistando anche credibilità nei paesi africani ed asiatici, in Italia siamo fermi o peggio ancora confusi con il rischio di disperdere un grande patrimonio, in assenza una chiara strategia nazionale. L’esempio del decreto Madia sta ad indicare lo stato di indeterminatezza dovuto al fatto che non si vuole affermare il ruolo strategico dei mercati pubblici , come in altri paesi europei, sia pur con il necessario rinnovamento, riduzione ed innovazione dei mercati stessi, che darebbe certezza al futuro degli operatori e garanzie di prezzi adeguati e qualità sui prodotti offerti in vendita ai consumatori.

Le politiche regionali
In attuazione del decreto Madia le Regioni si sono, anche se non tutte , pronunciate. Fondamentalmente emerge la tendenza a non individuare nei mercati e nei centri agroalimentari un ruolo strategico nelle politiche regionali e si ipotizza una dismissione delle quote pubbliche. Al di là di queste scelte molto discutibili, non si chiariscono tempi e modi delle dismissioni. Chi acquisterà queste quote? Quando avverrà?  Quali iter procedurali vengono messi in atto e con quali garanzie ? Tutto ciò genera grande incertezza e la preoccupazione che in una situazione del genere possano entrare in campo grandi società straniere o multinazionali o peggio ancora la criminalità organizzata.

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Gli Enti gestori
Ovviamente questi sono diversificati, in alcuni casi sono presenti solo i comuni, in altri le regioni e in altri ancora società miste con camere di commercio, regioni e privati. Anche di fronte al decreto Madia si è riscontrata ancora una volta la fragilità degli enti gestori. Infatti le cosiddette associazioni rappresentative degli enti gestori sono divise e lacerate; Mercati Associati è ormai in una crisi profonda e sembra essere senza via d’uscita, e la sua rappresentatività è ormai solo sulla carta; Italmercati che pur essendo particolarmente attiva come rete di collegamento dei maggiori centri agroalimentari e soprattutto su varie questioni specifiche tuttavia non rappresenta gli enti gestori dei mercati italiani associando tra l’altro una decina , sia pur tra i più importanti, centri e non si caratterizza come associazione di rappresentanza.

Le Associazioni di Categoria
Anche su questo versante dobbiamo registrare una difficoltà di coesione e di rappresentanza. Non solo permangono divergenze profonde tra gli attori ( commercianti e produttori ) ma anche all’interno di questi tra le diverse organizzazioni sindacali e professionali.

Negli ultimi tempi a fronte del l’evolversi della situazione legata al decreto Madia alcune organizzazioni si avventurano in proposte di una privatizzazione dei mercati e dei centri agroalimentari sostenendo la separazione tra la proprietà che dovrebbe continuare ad essere pubblica e la gestione che dovrebbe essere affidata ai grossisti.

 Non credo che noi dobbiamo avere pregiudiziali ideologiche su nessuna proposta e dobbiamo analizzarle tutte con grande attenzione.

Tuttavia su questa impostazione mi pongo fondamentalmente un interrogativo : la proprietà delle strutture è pubblica o prevalentemente tale, quindi costruite con risorse e finalità pubbliche perché si immaginava un ruolo pubblico delle strutture stesse. Ora se così è come si può conciliare una proprietà pubblica con una gestione meramente privata, espressione di una categoria che nei mercati ha solo finalità di lucro ? Non vi è forse in tutto ciò un conflitto di interessi ?

I rapporti di ANDMI con ITALMERCATI
In questo quadro l’ANDMI anche negli ultimi tempi si è sempre mossa con spirito unitario e alla ricerca di ampie convergenze sia con gli enti gestori che con le organizzazioni sindacali e professionali al fine di avere un maggiore peso come settore produttivo e distributivo agroalimentare  con le istituzioni e a tutti i livelli.

Abbiamo chiesto ad Italmercati di stipulare un accordo dove si ridefiniva il ruolo dei manager dei mercati facendone sempre più un supporto tecnico e di knowhow per l’interesse generale del settore.

Dopo una prima disponibilità di massima, sia pur con le opportune modifiche che eravamo disponibili ad accogliere, non abbiamo avuto più alcuna risposta ma al contrario un concreto agire in cui Italmercati si muove senza minimamente voler riconoscere ad ANDMI alcun ruolo o funzione.

Non conosciamo il motivo di questa posizione ma rimane un dato di fatto che sicuramente, però, non giova all’insieme del settore.

In occasione del decreto Madia abbiamo cercato, nonostante fossimo stati i primi a contestarlo nel merito ed avanzando precise proposte ( ricordo un articolo del 15 marzo 2017 sul “Fatto Quotidiano” con intervista al nostro Presidente),di presentarci congiuntamente invitando Italmercati, Mercati Associati e Organizzazioni sindacali e professionali, ad un tavolo in cui condividere una posizione da far pesare a livello nazionale e regionale.

Ma anche in questa circostanza abbiamo avuto il silenzio e constatato che ciascuno voleva muoversi per proprio conto ricercando chissà quale primogenitura o accreditamento.  L’esito di tutto ciò lo conosciamo ed è sotto gli occhi di tutti!!!!!!!!

Per questo eleviamo ancora un ulteriore grido di allarme nella speranza di essere ascoltati . Da soli non si va da nessuna parte e soprattutto non giova presentare ciascuno per proprio conto le proprie proposte con il rischio di indebolire complessivamente e ancora di più il settore.

Infine mi sento di avanzare le seguenti proposte a breve e medio termine:

*Richiedere ancora una volta la costituzione un tavolo congiunto di tutte le organizzazioni del settore per cercare le più ampie convergenze al fine almeno di elaborare tutti assieme un Piano Nazionale dei Mercati.

*Dare mandato al Presidente di richiedere un incontro con il nuovo Ministro delle Politiche Agricole appena si formerà il nuovo governo.

*Predisporsi come ANDMI per un appuntamento nazionale, entro il 2018, di tutti i direttori e manager dei mercati e dei centri agroalimentari attraverso o un appuntamento congressuale o una convention che richiami tutta la filiera del comparto a mettere a sistema l’enorme patrimonio di cui sono portatori i direttori, i manager, i dirigenti e i stakeolders dei Mercati e dei Centri Agroalimentari.

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