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10 image001Marco Sibani

Fino agli anni ’90 del secolo scorso la quasi totalità dei mercati all’ingrosso del nostro Paese era gestita dal Comune, quasi sempre in forma diretta con l’eccezione di alcune aziende municipalizzate (Bologna e Arezzo) o societarie (Milano, Bolzano e assai tardivamente Firenze).

Alcuni mercati facevano riferimento alle Camere di commercio (come ad esempio Lusia e Rosolina).

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Convegno di Bolzano 1990: da ds: Direttore Mercato di Bolzano, Presidente FIAMCLAF, Dirigente Confcommercio.

Poiché i mercati all’ingrosso rientrano fra i servizi pubblici degli enti locali, il riferimento nazionale era, all’epoca, la CISPEL (Confederazione Italiana dei Servizi Pubblici degli Enti Locali) che al proprio interno raggruppava le rappresentanze delle aziende municipalizzate che gestivano i servizi di base (Acqua, Gas, Nettezza urbana, ecc.) e, in uno specifico organismo denominato FIAMCLAF (Federazione Italiana Aziende Municipalizzate Centrali del Latte Annonarie e Farmaceutiche), accoglieva appunto la rappresentanza degli enti gestori dei mercati all’ingrosso.

La FIAMCLAF ebbe un ruolo rilevante nello sviluppo dei mercati a partire dalla partecipazione al 1° Convegno Nazionale su “I centri alimentari” del 1974 che illustrava il primo progetto del Centro alimentare di Bologna alla presenza, fra gli altri, del Direttore del mercato di Parigi Rungis (appena inaugurato) e del Direttore di Mercabarna.

Successivamente ebbe parte attiva nell’organizzazione, in stretta collaborazione con l’ANDMI, dei Convegni annuali di Bolzano che svolsero un ruolo fondamentale per lo studio della realizzazione del Piano nazionale dei mercati agroalimentari in forza della legge 41/1986.

E’ doveroso rammentare che la legge 28 febbraio1986 n. 41 “Disposizione per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 1986)” prevedeva la concessione di “agevolazioni ….. alle società consortili con partecipazione maggioritaria di capitale pubblico che realizzano mercati agroalimentari all’ingrosso di importanza nazionale, regionale e provinciale…”. La conseguente deliberazione del CIPE del 21 dicembre 1988 precisava poi: “Le società consortili di cui sopra debbono consentire la partecipazione congiunta o disgiunta delle regione, dei comuni e delle camere di commercio, qualora lo richiedano, nonché la presenza minoritaria di capitale di operatori privati, comprese le associazioni di categoria specificatamente rappresentative del settore agroalimentare”.

Appare evidente che con la legge 41/1986 venne avviato un rivoluzionario (per l’epoca) processo di privatizzazione dei servizi pubblici degli enti locali che avrebbe trovato successivamente estensione con la legge 142 del 1990 poi confluita nel T.U delle leggi sull’ordinamento degli enti locali di cui al decr. Legisl. 18 agosto 2000.

Alla base di questo processo innovativo vi era la convinzione che l’apporto delle imprese private potesse/dovesse stimolare una maggiore efficienza ed efficacia nella gestione dei servizi pubblici.

Con il Piano mercati di cui alla legge 41/1986 sono stati realizzati (sotto forma societaria) i mercati di Torino, Verona, Padova, Parma, Bologna, Rimini, San Benedetto del Tronto, Pescara, Roma, Fondi, Napoli, Catanzaro, Cosenza, Catania. Altri Comuni hanno provveduto con proprie risorse a rinnovare le strutture e la gestione dei mercati di Udine, Genova, Sarzana, Cesena, Salerno, Fasano, Bari. Strutture private sono sorte a Cagliari e a Lecce.

Questa rivoluzionaria (per l’epoca) innovazione ebbe ripercussioni anche sulla FIAMCLAF che, ben presto (1994), registrava l’abbandono delle rappresentanze delle Centrali del latte e, a seguire, dei mercati annonari.

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