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a cura di VALTER VANNUCCI

Nel nostro paese si fanno Fiere da tanti anni. Si è partiti da fiere “locali”, poi regionali, per arrivare a fiere nazionali, e infine le fiere internazionali . . . Quest’anno avremo addirittura due fiere dell’ortofrutta in Italia, una a Milano a maggio (Fruit Innovation all’interno di Expo) e l’altra a settembre a Rimini (Macfrut) 
Certo che oggi ogni fiera che si rispetti non può che essere di livello internazionale :  guardare ai mercati esteri, coinvolgere operatori di altre nazioni, produttori di tutte le parti del mondo, invitare professionisti, esperti, commercianti ed imprenditori provenienti dall’Europa, dall’Asia, dal Nord Africa, delle Americhe, ecc.

 Più ampio è il respiro e migliori saranno in vantaggi e l’utilità per i partecipanti ed espositori : allargare gli orizzonti oggi non è più un’opzione,  ma è diventato una necessità , un vero e proprio passaggio obbligato per chi voglia recitare un ruolo significativo nella competizione globale. 
“Piccolo e bello” si diceva negli anni 70, ma oggi dobbiamo tutti fare i conti con una complessità derivante dall’allargamento dei mercati e quindi degli orizzonti spazio-temporali di mercati e imprese . L’ortofrutta non può certo fare difetto e quindi anche noi ci dovremo sempre di più allenare per sostenere questi “ritmi”. Certo, perché non bisogna dimenticare che una delle inevitabili conseguenze di questi sempre più “vasti” orizzonti è proprio la velocità o per meglio dire l’economia della velocità : non è infatti solo questione di dimensioni (organizzazioni, imprese, mercati), ma ciò che può fare la differenza è la velocità con cui si ottengono le informazioni e la rapidità con cui di prendono le decisioni. 
E in tutto questo gli Enti fieristici potranno certamente differenziare la propria offerta adeguandola alle aspettative degli operatori, offrendo quel sapiente mix di locations, strumenti, servizi, che rendono unico l’evento fieristico ; ma soprattutto dovranno anticipare tendenze ed eventi .  Proprio come hanno saputo fare gli organizzatori europei di maggior successo : Fruit Logistic di Berlino e Fruit Attraction di Madrid per citare quelli a noi più vicini. Restano senza ombra di dubbio le due manifestazioni di caratura “davvero” internazionale che devono essere prese a riferimento per chiunque in Italia intenda offrire occasioni di business  all’altezza delle aspettative per il settore ortofrutticolo.  Esperienza a cui guardare ! 
Anche in Italia se si vorranno sperimentare forme di successo, dovremo confrontarci con queste due manifestazioni fieristiche . E forse per imparare un poco da loro .  . . . tracciando una guida e partendo dalle dimensioni del modello fieristico così sintetizzabile :  

  1. numero espositori, numero partecipanti, numero nazioni coinvolte  (le dimensioni della location adeguate  al numero degli operatori coinvolti  . . . .)
  2. periodo dell’anno (quando si stringono i contratti . . . .)
  3. competizione con altre manifestazioni (per evitare sovrapposizioni)
  4. paesi a cui si rivolge (in via di sviluppo, consolidati, saturi, maturi, a domanda crescente, con  offerta crescente . . . . ) : ce ne sono di tutti i tipi ma non tutti possono interessare allo stesso modo . . . .
  5. argomenti che si intende mettere a fuoco di volta in volta / Identificare i segmenti chiave /saper leggere le dinamiche ed i trend  . . . . 
  6. costi di partecipazione (meglio dire confrontare i benefici ottenuti a parità di costi . . .) 
  7. profilo dei visitatori a cui ci si rivolge (non si po’ più prescindere dalla clusterizzazione dei target . . ) 
  8. localizzazione : capitale prestigiosa ? (oggi è più che mai decisivo nelle scelte aziendali  . . .)
  9. offerta ricettiva : hotel -  infrastrutture -  aeroporti -  trasporti -  servizi - offerta culturale . . .(la fiera non è mai solo business, ma fortemente servizi di supporto agli operatori, fino ad arrivare allo svago e divertimento . . . .)

Se guardiamo alle due fiere di Berlino e Madrid scopriremo che su questi punti hanno saputo centrare l’obiettivo e costruire quanto serve all’impresa per poter dire che . . . “anche l’anno prossimo . . . . parteciperemo ancora”   . . . .
L’obiettivo per il nostro settore ortofrutticolo è ben chiaro : puntare su strumenti fieristici capaci di sostenere e  promuovere il made in Italy dell’ortofrutta , creando una vetrina per gli scambi commerciali con l’estero e  offrire una esposizione agli operatori della filiera . 
Ma se l’obiettivo pare chiaro, come realizzarlo ? Quale la strada da percorrere ? E su quali strumenti puntare se intendiamo posizionare l’Italia come piattaforma distributiva per l’internazionalizzazione del settore ortofrutticolo di qualità ? 
A questo punto però dobbiamo anche fare un approfondito esame per cercar di capire cosa serve veramente al sistema ortofrutticolo nazionale.  
Una fiera nazionale davvero rappresentativa delle eccellenti capacità nostrane , oppure una piattaforma per lanciare il sistema italiano nell’orbita delle galassie dei mercati internazionali ? 
Una fiera per compiacersi del “piccolo e bello” oppure accettare la sfida dei competitors internazionali di oltre oceano basata su di una logistica distributiva “specializzata” in grado di supportare l’export verso  mercati più lontani ? Forse nessuno ha più bisogno di una fiera nazionale del comparto ?
Le imprese italiane espongono ormai da parecchi anni non solo a Berlino ma anche a Madrid, hanno rapporti commerciali con Dubai, gli USA,  Mosca , i paesi dell’Asia, Cina ed Hong Kong . . . . La strada è già segnata, e allora anziché dedicare tempo e denaro alla realizzazione della “migliore” fiera nazionale, e a farsi la guerra tra capoluoghi di provincia,  perché non dedicare le nostre migliori energie alla promozione dell’ortofrutta (questa sì nazionale) ma su scala mondiale ?  
L’EXPO è alle porte e nel giro di 5-6 mesi sapremo quale sarà stato l’esito delle nostre fiere : allora tireremo le soma. La sfida è aperta