frutta verdura ingr-carni slid-pesci fiori

Iscriviti alla nostra newsletter

Iscrivendoti alla newsletter sarai informato delle più importanti novità che riguardano il settore
captcha 

Decreti Madia: il futuro per i Mercati all’ingrosso e i Centri Agroalimentari
Rimini, 11 maggio 2017

 

cernigliaroRelazione introduttiva
Pietro Cernigliaro, Presidente ANDMI

Il processo fortemente innovativo esploso in questi ultimi anni, stimolato da un lato dallo sviluppo delle tecnologie informatiche e telematiche e, dall’altro lato, dalla mondializzazione dei commerci, ha fortemente condizionato l’attività del comparto dei mercati all’ingrosso e dei centri agroalimentari.

In particolare la possibilità raggiunta dal commercio di spostare ingenti masse di prodotti agroalimentari da un continente all’altro, a prezzi sempre più competitivi, ha indotto l’ulteriore espansione della GD, la crescente massificazione dei consumi e anche nuovi stili di vita.

La distribuzione moderna si è ben inserita in questa “globalizzazione dei commerci” intercettando queste nuove tendenze e continuando a scavalcare i mercati all’ingrosso, privilegiando la realizzazione di proprie “centrali ridistributive” o piattaforme logistiche.

Mentre, in tale contesto fortemente innovativo, il comparto dei mercati all’ingrosso e dei centri agroalimentari ha subito decisivi contraccolpi: diverse strutture, specie medie e piccole, sono state chiuse ed altre ridimensionate; alcune però si sono sviluppate, soprattutto grazie all’esportazione.

E’ in questa situazione di particolare criticità che “esplode” il decreto Madia il quale stimola una drastica riforma anche di questo comparto, tanto drastica da far temere la rapida dissolvenza del comparto stesso.

In effetti il comparto non è pronto per una rapida privatizzazione: da qui il rischio o di un pericoloso inserimento di capitali di dubbi provenienza o di una rapida chiusura della quasi totalità di tali strutture.

Sia ben chiaro: non sono in discussione i giusti e condivisibili obiettivi della riforma della P.A. tendente a migliorare l’efficienza dei relativi servizi.

Intendiamo evidenziare i pericoli che possono derivare alla nostra economia da una applicazione troppo affrettata e con scarsa lungimiranza di questi decreti.

In sostanza si chiede di utilizzare la riforma Madia non per “cancellare” un comparto ma per incentivarlo verso una forte evoluzione e verso una corretta gestione imprenditoriale.

Giova ricordare che nel nostro Paese si contano ben oltre 200 mercati all’ingrosso e centri agroalimentari nei quali operano migliaia di imprese, di piccole e grandi dimensioni, con un fatturato stimabile in circa 7-8 mild e che dà occupazione a centinaia di migliaia di addetti comprensivi dell’indotto.

Per quanto riguarda le forme di gestione: il 69% dei mercati ortofrutticoli è a gestione pubblica, il 19% è mista e solo il 12%  è privata. Nel caso dei mercati ittici rispettivamente il 46%, il 9% e il 45%.

La Campania è la regione con il maggior numero di mercati all’ingrosso ortofrutticoli a gestione pubblica, l’Emilia Romagna quella con il maggior numero di mercati a gestione mista e la Sicilia è quella che ha il maggior numero di mercati a gestione privata.

Nel settore Ittico la Sicilia è la regione con il maggior numero di mercati a gestione pubblica, la Lombardia-Toscana-Marche-Lazio e Calabria sono quelle nella quali vi sono più mercati a gestione mista, l’Emilia-Romagna quella che ha il maggior numero di mercati a gestione totalmente privata.

Questa rete di mercati all’ingrosso riesce a tutelare e valorizzare la produzione fresca di numerosi territori sparsi nel nostro paese contribuendo allo sviluppo di quella biodiversità che caratterizza il nostro Paese. Inoltre riesce a sostenere una diffusa presenza di mercati rionali operanti nei nostri centri urbani - che in campo nazionale superano abbondantemente la soglia di 500 mercati dislocati in circa 60 città - e ad approvvigionare una ristorazione che contribuisce a rafforzare il richiamo turistico, le attività legate alla cultura, all’ambiente e all’intrattenimento (impianti sportivi, biblioteche, parchi di divertimento e centri di benessere fisico)  di queste città e di questi territori.

Non solo. I mercati rionali influiscono certamente sull’assetto territoriale, contribuiscono alla definizione della morfologia delle città e dell’immagine che esse danno di se; definiscono, in buona sostanza, la percezione del centro e delle periferie e quindi intervengono sulla qualità della vita.

Da ultimo non si può ignorare la potenziale funzione logistica: la possibilità di far evolvere queste strutture verso terminal logistici ossia piattaforme dalle quali far partire mezzi ecologici per l’approvvigionamento della città (“ultimo miglio”) rispettoso dell’ambiente urbano, come peraltro dimostrato anche dall’esperimento del CAL di Parma.

Queste importanti funzioni, che rammentiamo essere “FUNZIONI PUBBLICHE”, ampliano ed estendono il tradizionale ruolo dei mercati storicamente correlato alla formazione dei prezzi, ai controlli di qualità e, più di recente, ai controlli sull’origine dei prodotti e alla loro tracciabilità.

Come si vede ancora oggi molteplici sono le funzioni di tutela dei prodotti e dei consumatori e quindi i mercati riconfermano la loro funzione di pubblico interesse.

Se queste sono valide motivazioni per il mantenimento in vita di queste strutture, non ci sottraiamo però anche alla necessità di farle evolvere  al fine di renderle più efficienti ed anche più rispettose dell’equilibrio del bilancio economico.

Anzi riteniamo la “Riforma Madia” una ottima occasione per sferzare il comparto e costringerlo ad operare un deciso salto di qualità anche sotto questo aspetto.

Forse, in Italia, vi sono troppi mercati e non sempre ben gestiti: occorre, di conseguenza, avviare una programmazione nazionale e regionale con politiche territoriali che intervengano attraverso strategie di sviluppo finalizzate alla razionalizzazione logistico-economica-commerciale dei mercati all’ingrosso.

Ci sembra opportuno a questo punto  fare una breve digressione che, superando il contesto che ci riguarda, individui in senso più ampio i protagonisti di una trasformazione che tutti desideriamo.

A  nostro avviso tre sono i principali attori del possibile cambiamento:

  1. LE IMPRESE (di produzione e commercio) che debbono fare un salto di qualità che tenga conto di un complesso di fattori che influenzano la propria attività imprenditoriale, partecipando alle politiche pubbliche (standardizzazione dei costi) superando posizioni egoistiche e promuovendo una indifferibile aggregazione tra imprese; occorre puntare inoltre su una  progettualità evoluta e sull’innovazione, presupposti indispensabili per il raggiungimento di un conseguente incremento della redditività.
  2. I CITTADINI che in generale si ritrovano destinatari dei risultati dell’attività altrui. Non può essere più così! Questa visione dall’alto non potrà reggere senza un accordo, senza un patto tra imprese e cittadini che potrà, in virtù di processi di trasformazione auspicabili, impedire la scomparsa di molte imprese e di conseguenza l’inevitabile contrazione di benessere per la collettività. Molto possono fare, in questo senso, anche le Associazioni dei Consumatori che debbono anch’esse trovare un momento di unità per contribuire a sviluppare una efficace e preziosa attività a tutela dei cittadini.
  3. IL SISTEMA PUBBLICO inteso nella sua più larga accezione (governo centrale e istituzioni territoriali). I nostri giorni appaiono segnati da fortissime e imprevedibili turbolenze (spesso comunitarie e internazionali) sperando che prima o poi le cose trovino una autonoma  definizione. Non può essere più così! Si avverte ineludibile e non rinviabile l’esigenza che cittadini e imprese debbano essere messi nella condizione di indicare percorsi di sviluppo che la Politica e lo Stato, nella loro qualità e spirito di SERVIZIO, qualità troppo spesso dimenticata, debbano raccogliere concretamente con una  attenzione e sensibilità spesso assenti.

Tornando alle nostre questioni e ai nostri mercati agroalimentari, riteniamo urgente, indispensabile suggerire e predisporre un preciso progetto non solo per innovare tali strutture sotto il profilo tecnologico organizzativo e gestionale, ma anche per conoscere la loro reale situazione economica e il loro reale grado di efficienza, monitorando l’evolvere del progetto stesso.

Questo progetto deve essere sviluppato in stretta collaborazione fra tutte le componenti - private e pubbliche – interessate, avvalendosi anche delle esperienze maturate in altri Paesi europei.

E fin da ora suggeriamo di avviare un rapporto di collaborazione più stretta, in primis con l’associazione dei mercati tedeschi, per poi estenderlo alle altre realtà rappresentate dai mercati francesi e spagnoli.

In conclusione, vi proponiamo di costituire immediatamente un “tavolo di lavoro permanente” capace di unire le diverse componenti del comparto, di dialogare attivamente con le istituzioni interessate e avente lo scopo di individuare, proporre e realizzare significative iniziative volte appunto a stimolare un deciso salto di qualità per i mercati all’ingrosso e per i centri agroalimentari italiani.

Credo sia utile che, alla fine dei nostri lavori, debba essere approvato un documento finale da inviare alle Istituzioni contenente le proposte emerse nel corso di questo Workshop auspicando proprio l’avvio di un confronto tra tutte le componenti della filiera attorno a un tavolo pubblico pronto a raccogliere le idee che emergeranno e trasformarle in iniziative concrete di pianificazione e programmazione a favore di un comparto che costituisce un patrimonio prezioso troppo spesso dimenticato.

** Dopo la relazione del Prof Senzani volta a chiarire i contenuti e le modalità applicative dei decreti Madia, ognuno di voi potrà liberamente esprimere la propria posizione.