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Mauro Ottaviano
Direttore Operativo CAR di Roma

 

Sempre più presente è nel consumatore finale l’esigenza di consumare prodotti freschi, di qualità, tracciati e certificati. Infatti notevolmente in crescita è la vendita di prodotti così detti a chilometro zero così come il successo dei farmer’s market o iniziative analoghe.
Tale tendenza che sicuramente contiene forti elementi di positività, di crescita e consapevolezza del cittadino, non può non essere presa in considerazione dal sistema dei mercati all’ingrosso e al dettaglio e al tempo stesso può essere una grande opportunità di crescita e nuovo posizionamento dei mercati stessi.

I mercati all’ingrosso e in particolare i centri agroalimentari devono essere chiamati, insieme alle associazioni dei grossisti e le organizzazioni dei produttori agricoli, a ridefinire là dove c’è e a implementare dove manca la presenza della produzione agricola.


La produzione agricola non deve essere vista come un competitor dei grossisti, al contrario deve costituire un valore aggiunto alla offerta commerciale dell’insieme del mercato.

I centri agroalimentari e i mercati devono essere i luoghi in cui viene fortemente valorizzata la produzione agricola e in particolare la vendita di prodotti locali la cui freschezza, tipicità e stagionalità ne possano costituire un significativo punto di forza.

Cosa analoga dovrebbe avvenire nei mercati rionali dove la produzione agricola dovrebbe avere appositi spazi riconoscibili e certificati per la vendita del prodotto fresco e locale.

Ma è altrettanto importante essere consapevoli che la produzione agricola deve essere tale e in tal senso andrebbe rivista anche la normativa attuale che tra l’altro consente l’acquisto di prodotto da altre aziende per poi essere rivenduto determinando non poche distorsioni sia commerciali che fiscali.
La valorizzazione della vera produzione agricola dovrebbe essere uno degli obiettivi prioritari nei centri agroalimentari e nei mercati all’ingrosso. 
Certo è indispensabile regolamentare tale presenza, definendo di consentire ai produttori agricoli la vendita al solo prodotto proveniente dalle proprie aziende, solo alle aziende dotate di fascicolo aziendale dal quale ricavarne l’entità, le tipologie di prodotto e le quantità per ettaro.
Così come andrebbe profondamente rivisto il sistema di imballaggi, ancora oggi vi è un uso improprio di cassette di legno e di plastica. Tutto ciò contribuirebbe a ridurre drasticamente i fenomeni di evasione fiscale e aumenterebbe la garanzia igienico sanitaria per i consumatori tutti.

Certo i mercati dovrebbero accogliere, organizzando diversamente la presenza della produzione agricola, con spazi dedicati, con chiari riferimenti alle aziende di produzione, alla valorizzazione della tipicità e stagionalità, riservando spazi flessibili atti ad ospitare i produttori agricoli nelle diverse stagioni e secondo le diverse tipologie di prodotto.
Regolamentare non significa irrigidire il mercato ma al contrario dare maggiori certezze ai diversi competiror ma a condizioni comuni e non dare spazio a furberie che colpiscono solo il meglio della produzione a danno del consumatore.
Ecco, quanto sia pur sinteticamente enucleato può essere un modo per migliorare la commercializzazione nei mercati rendendoli luoghi in cui sempre e più si deve avere la certezza della tracciabilità, freschezza e qualità dei prodotti.
Bisogna essere consapevoli che anche nel commercio deve finire l’era delle furberie, ovunque esse si annidino, e in questo va resa chiara la funzione pubblica dei mercati con regole più stringenti nella commercializzazione dei prodotti, con controlli più attenti sulla tracciabilità e sulle normative anche con qualche forzatura su alcune norme in materia che lasciano troppi spazi di ambiguità.

In sostanza i centri agroalimentari e i mercati all’ingrosso devono essere i luoghi in cui vi sia la migliore produzione agricola e i migliori commercianti all’ingrosso quindi regole e controlli non possono che favorire tale presenza e alzare il livello quanti-qualitativo della offerta commerciale.
Andiamo oltre la routine quotidiana di vendita e acquisto, interveniamo nel processo rompendo equilibri che rischiano di marginalizzare un settore importante come quello dei mercati all’ingrosso

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