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di Marco Sibani
Segretario Generale ANDMI

Proprio 50 anni fa, nl 1966, una commissione di esperti incaricata dal Comune di Bologna e dall’AMMO (Azienda municipalizzata che gestiva in mercato ortofrutticolo) importò dagli Stati Uniti nel nostro Paese la prima grande innovazione per far compiere ai mercati all’ingrosso un deciso salto di qualità: il Food Center, ossia Centro alimentare o agroalimentare. Con tale termine si intendeva passare da una struttura statica che riceveva cassette e distribuiva cassette ad una struttura più dinamica e ricca di servizi (stoccaggio, confezionamento, logistica, valorizzazione delle produzioni tipiche, educazione alimentare e quant’altro), Tale concetto, ripetutamente studiato a Bologna, trovava  poi la sua più ampia diffusione con la realizzazione (nei primi anni del 2000) del Piano mercati di cui alla legge 41/86, Piano, giova ricordarlo, realizzato anche grazie alla stretta collaborazione fra tutte le componenti, pubbliche e private, del comparto. Piano mercati che ha avuto il merito di rinnovare molte strutture ma non è riuscito a realizzare il “Piano” ossia un sistema armonico di mercati strettamente collegati fra loro e rientranti in una specifica “politica” di sviluppo.

 

Il risultato lo si vede oggi.

Il CAAB di Bologna, inaugurato nel 2000 con 31 imprese grossiste e circa 3,4 milioni di quintali di derrate introdotte, oggi registra 16 imprese grossiste e forse 2,5 milioni di quintali.

Gli altri mercati, salvo rare eccezioni, non sembra che se la passino meglio.

Da qui il merito del Direttore Bonfiglioli e del Presidente Segrè di far compiere un altro salto fortemente innovativo al CAAB: concentrare l’attività del mercato ortofrutticolo all’ingrosso nelle tettoie di carico (creando in tal modo la Nuova Area Mercatale) e destinare gli ampi spazi così liberati a una nuova idea progettuale: FICO (Fabbrica Italiana Contadina) Eataly World. 

In sostanza, e in continuazione con l’esperienza maturata da EXPO 2015 a Milano, si intende creare un parco agroalimentare volto a celebrare in permanenza la bellezza e la squisitezza dell’agroalimentare italiano, punto di riferimento museale, gustativo, didattico per il mondo con ampia gamma di offerta dei prodotti tipici del territorio.

La cosa straordinaria (anche per Bologna) è stata la velocità con la quale è stata recepita l’idea tanto da raccogliere in poco tempo l’ingente capitale necessario per la sua realizzazione, capitale – giova sottolineare - privato e italiano. Successo che si spiega da un lato con la validità dell’idea ma dall’altro lato con la stretta collaborazione che è scattata fra tutte le componenti, pubbliche e private, interessate.

Questa iniziativa, fortemente innovativa, ben difficilmente potrà replicarsi in altre parti d’Italia, almeno per quanto riguarda la dimensione.

Ma è sicuramente stimolante per far compiere al comparto dei mercati un ulteriore evoluzione.

Si tratta di individuare, nel progetto bolognese, le diverse anime:

  • l’esaltazione e conseguente valorizzazione della biodiversità dei prodotti italiani (soprattutto freschi),
  • aspetto questo che può essere utilmente sviluppato attraverso lo stretto collegamento fra la fase dell’ingrosso, la fase del dettaglio, la ristorazione, il turismo,
  • la logistica che deve integrarsi lungo la filiera: dal campo al mercato, all’interno del mercato, dal mercato al centro urbano attraverso un sistema rispettoso dell’ambiente (city locistic per l’ultimo miglio),
  • gestione e utilizzazione dei rifiuti e uso delle ampie superfici di copertura per la produzione di energia pulita,
  • importanza dell’aspetto didattico divulgativo per diffondere i principi della buona educazione alimentare, strettamente connessi con la dieta mediterranea e il made in Italy.

A Bologna la realizzazione dell’ambizioso progetto è avviata, grazie, come si è detto, alla stretta sinergia fra tutte le forze interessate.

Adesso tocca al comparto nazionale dei mercati: sarà possibile costruire un progetto di sviluppo? Siamo ancora in tempo?

Il T.U. sui servizi pubblici locali è in corso di attuazione è avrà un forte impatto sulle società partecipate e quindi sui mercati.

Sarebbe bene…… cominciare a pensare a ….  cosa fare e a cosa proporre.